L’impegno del settore mangimistico nel perseguire gli obiettivi della transizione ecologica

La nuova politica agroalimentare Farm to Fork (F2F) (A Farm to Fork Strategy for a fair, healthy and environmentally-friendly food system, 2020) è un elemento centrale del Green deal Europeo (The European Green deal, 2019), il quale ha come obiettivo la transizione verso un sistema di produzione agricola più sostenibile, che riduca l’impatto ambientale del comparto agro-zootecnico, garantendo al tempo stesso la sicurezza alimentare, intesa non solo come assenza di elementi dannosi alla salute negli alimenti (food safety), ma anche come disponibilità di alimenti per tutta la popolazione (food security). I mangimisti, a livello europeo, si stanno impegnando a raggiungere gli obiettivi del Green deal attraverso varie azioni che sono riassunte nel “Feed Sustainability Charter 2030”, pubblicato nel 2020 da FEFAC, che è la federazione europea dei mangimisti, di cui ASSALZOO è membro.
Nel 2021 FEFAC ha pubblicato il primo Progress Report che contiene le attività e i risultati relativamente alle cinque azioni con cui l’industria mangimistica europea può contribuire allo sviluppo di allevamenti maggiormente sostenibili in termini ambientali. La prima concerne il contributo degli alimenti alla neutralità climatica degli allevamenti; la seconda azione concerne la promozione di sistemi alimentari sostenibili tramite un miglioramento dell’efficienza delle risorse e dei nutrienti. La terza azione riguarda la promozione di approvvigionamenti responsabili, come ad esempio le Soy Sourcing Guidelines. La quarta e quinta azione riguardano il contributo per migliorare la salute, il benessere degli animali, il contesto socio economico e la resilienza del settore delle produzioni animali.
Gli organismi geneticamente modificati, OGM, in cui rientrano piante e loro prodotti utilizzate in alimentazione animale, sono definiti nell’ articolo 2 della Direttiva 2001/18/EC, come organismi, con l’eccezione degli esseri umani, in cui il materiale genetico è stato modificato in un modo che non è riscontrabile naturalmente con la riproduzione e/o ricombinazione. Le piante geneticamente modificate, generalmente denominate OGM, sono state studiate prevalentemente per essere resistenti agli insetti e tolleranti agli erbicidi, possono quindi contribuire a migliorare l’impatto ambientale dell’agricoltura, a livello limitato in Europa dato che diversi stati membri ne hanno vietato la coltivazione, in quanto permettono, ad es. di usare meno pesticidi per la loro coltivazione.
Nell’Unione Europea è ammesso l’uso anche di OGM che posseggono caratteristiche nutrizionali diverse rispetto alle piante originali, OGM di seconda generazione, ad es. soia che presenta variazioni delle percentuali di alcuni acidi grassi. Le piante GM, per poter essere utilizzate in alimentazione umana e animale, devono essere valutate per un’analisi del rischio che viene effettuata dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare. Sulla base del parere di EFSA, la Commissione Europea, autorizza l’uso della pianta GM oggetto dell’analisi. Oltre al classico approccio per la realizzazione di OGM, sono oggi disponibili nuove tecniche genomiche, NGTs (New Genomic Techniques), che permettono di ottenere nuove piante tramite la manipolazione del patrimonio genetico, che sono considerate dalla Commissione Europea un possibile strumento, insieme ad altri come l’agricoltura biologica, per raggiungere gli obiettivi del Green deal.
Tra gli altri aspetti, F2F mira a promuovere l’innovazione negli additivi per mangimi. La normativa europea concernente le regole per l’autorizzazione degli additivi per gli alimenti destinati agli animali, Feed Additives Regulation, è stata adottata nel 2003 (Regulation (EC) No 1831/2003). La Commissione Europea ritiene necessaria una revisione di tale normativa che sia in accordo con la strategia F2F (Revision-of-the-feed-additives- regulation, 2021). Nuovi criteri inerenti gli effetti positivi degli additivi sul benessere animale e sull’ambiente dovrebbero essere stabiliti per l’autorizzazione all’immissione sul mercato, promuovendo innovazioni che contribuiscano a ridurre l’uso degli antibiotici, a migliorare il benessere animale e a mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Gli additivi detengono un enorme potenziale per ridurre l’impatto ambientale del settore agricolo, ad esempio migliorando la digeribilità dei nutrienti, aumentando la disponibilità dei microelementi, incrementando l’indice di conversione alimentare, migliorando le caratteristiche qualitative dei prodotti di origine animale, migliorando la salute degli animali e riducendo quindi l’utilizzo di farmaci per curare le patologie, diminuendo le perdite durante la conservazione degli alimenti, riducendo le emissioni enteriche di metano.

Tratto da Mangimistica sostenibile,a cura di Giuseppe Pulina, edagricole,2022. Vedere se la citazione del libro va bene così

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