La temperatura della superficie terrestre nel corso del ventesimo secolo è
aumentata di circa 0.5 gradi. Circa la metà di questo aumento si è verificato
durante gli ultimi cinquanta anni a causa principalmente dell’effetto serra.
A preoccupare, oltre al progressivo riscaldamento globale, ci sono alcuni pericoli: in
alcune zone il clima diventerà molto più variabile, creando situazioni estreme in
grado di condizionare anche l’attività zootecnica. Tra le condizioni climatiche
preoccupanti, le "ondate di caldo" possono influire sulle funzioni fisiologiche dei
bovini, minando la loro produttività e sopravvivenza.
I bovini sono animali omeotermi, riescono cioè a mantenere costante la propria
temperatura corporea senza intaccare il metabolismo, il livello produttivo e la loro
attività muscolare in un intervallo di temperatura chiamato "zona di
termoneutralità".
La zona di termoneutralità ha due limiti: la temperatura critica superiore e inferiore.
Quando il livello di criticità superiore viene oltrepassato, l'animale ha un aumento
della temperatura corporea.
Se i bovini vengono esposti per periodi prolungati a condizioni di caldo si rischia
quindi di compromettere la loro capacità di termoregolazione, causando stress,
malori e nei casi estremi la morte.
Con il termine "stress da caldo" si indica la condizione in cui l’animale non è più in
grado di dissipare un’adeguata quantità di calore al fine di mantenere la sua
temperatura corporea all’interno di un range di normalità.
Per l'allevatore è molto importante conoscere quale sia il range di temperatura che
corrisponde alla zona di termoneutralità al fine di pianificare ed attuare adeguati
interventi preventivi o misure di mitigazione.
Un parametro molto importante per mantenere ottimale l'ambiente dove sono
stabulati gli animali è il Thi (Temperature and humidity index) ossia il rapporto tra
temperatura e umidità relativa. Questo parametro permette di andare oltre la sola
temperatura dell'aria e quindi valutare situazioni stressanti per l'animale
considerando anche l'umidità dell'ambiente. Nella bovina da latte il valore del Thi
che non dovrebbe essere superato è 72, ma se si analizza come varia il parametro
nell'arco dell'anno si nota che nel Nord Italia più del 40% delle ore sono
caratterizzate da un Thi superiore a tale limite e in alcune zone il numero di ore può
superare il 60%.
Le temperature elevate dei mesi estivi, nel settore della bovina da latte, oltre a
compromettere la salute degli animali, incidono sulle loro performance produttive
con cali rilevanti sia a livello quantitativo che qualitativo.
Le vacche da latte possono adattarsi a condizioni climatiche diverse, per fare questo
usano dei meccanismi di termoregolazione che consentono di bilanciare il calore
endogeno prodotto e la quantità di calore dispersa in ambiente. Le migliori
performance produttive quanti/qualitative si hanno appunto nella zona di comfort
termico, che corrisponde all'intervallo di temperature in cui è minima la produzione
di calore endogeno ed è massima la quota di energia destinata alla produzione del
latte. Questa zona è compresa tra il limite inferiore di -5 °C ed il limite superiore di
25 °C, ma questi valori possono variare in relazione alle diverse fasi della
lattazione.
Le conseguenze dello stress da caldo sono in primis aumento della temperatura
corporea e incremento della frequenza respiratoria. Quando questa si spinge oltre i
60 respiri al minuto si può sviluppare inizialmente alcalosi respiratoria e
successivamente acidosi metabolica. Altri sintomi sono la diminuzione della
frequenza cardiaca, la riduzione del flusso sanguigno ai prestomaci, l'aumento della
perdita di elettroliti attraverso sudore, urina e saliva, l'immunodepressione,
l'aumento dello stress ossidativo e, ovviamente, la disidratazione. Se lo stress da
caldo risulta prolungato si comprende pertanto, come il benessere dell’animale sia
facilmente a rischio di grave compromissione. In queste condizioni, gli animali sono
più suscettibili a patologia respiratorie ma anche a patologie dell'apparato
locomotore, dismetabolie digestive e problemi di fertilità. Risultati di diversi studi
riportano che l’espressione dei calori delle vacche da latte è meno visibile in caso di
stress da caldo, inoltre con Thi di 70 la percentuale di successo dell'inseminazione
artificiale diminuisce notevolmente e c'è un maggior rischio di aborto. Lo stress da
caldo ha anche un effetto negativo sulla crescita del vitello nel corso dell’ultimo
mese di gestazione, durante l’asciutta: gli animali sono meno pesanti alla nascita
con sistema immunitario più debole.
Il numero di ore di stress termico è correlato ad un calo della produzione giornaliera
di latte che può arrivare al 20% della nei mesi più caldi.
Mignini & Petrini, attenta alle esigenze degli animali anche nei periodi di caldo,
dispone di un mangime minerale che può essere aggiunto ai prodotti per vacche da
latte, ottimo per aiutare le bovine nei periodi di stress da caldo. Il nostro mangime
minerale Summer Refresh si compone di estratti vegetali per aiutare gli animali a
restare idratati stimolando il consumo di acqua, di elementi dall’elevato potere
tampone per limitare i rischi di acidosi e per sostenere la salute e prestazioni degli
animali.
Summer Refresh agisce ripristinando l’equilibrio osmotico e acido-basico,
controllando la produzione di calore, contrastando la disidratazione e facilitando le
fermentazioni ruminali. Grazie a Summer Refresh si potrà dunque non
compromettere la produzione di latte e, diminuendo la temperatura vaginale, si
avrà un effetto positivo anche sulla fertilità delle bovine da latte.
Tratto da: "Stress da caldo, compromesso il benessere dei bovini". Carlo Angelo
Sgoifo Rossi, Riccardo Compiani -18 Maggio 2017 e "Stress da caldo nei bovini da
latte". Rete rurale nazionale 2014-2020
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