La mitigazione del metano (CH4) è stata identificata come fattore essenziale per affrontare il
cambiamento climatico. Una recente analisi ha suggerito che esistono diverse strategie per ridurre
le emissioni globali di CH4 del 50% entro il prossimo decennio e, grazie ai numerosi studi condotti,
sono stati maggiormente compresi i fattori che guidano le emissioni di metano enterico (CH4) nei
ruminanti. Tra le diverse strategie identificate per diminuire le emissioni del metano di bovini da
latte e da carne e piccoli ruminanti troviamo l’uso di foraggi digeribili e tanniferi, l’uso cospicuo di
concentrati, gli inibitori di metano, i nitrati, gli oli vegetali, i semi oleosi e l’uso di alghe.
• Foraggi digeribili e tanniferi: l'aumento della digeribilità del foraggio e l'assunzione di foraggio
digeribile può diminuire l'intensità delle emissioni di CH4 enterico. Sebbene le risposte varino,
alcuni studi hanno dimostrato che le emissioni enteriche di CH4 possono essere ridotte quando
l'insilato di mais sostituisce l'insilato di erba nella dieta. Anche l'alimentazione con insilati di
leguminose potrebbe ridurre le emissioni di CH4 rispetto all'insilato di erba grazie alla minore
concentrazione di fibre. La maturità del foraggio alla raccolta è un fattore importante che
determina le emissioni di CH4 dei ruminanti alimentati prevalentemente con diete foraggere.
Anche i legumi ricchi di tannini possono ridurre le emissioni complessive di GHG (gas ad
effetto serra) mitigando sia le emissioni di CH4 enterico che di N2O (protossido di azoto) del
letame. I tannini e i foraggi tanniferi possono avere un effetto negativo sulla digeribilità dei
nutrienti ma sono necessarie ulteriori ricerche per confermare i loro effetti sulle prestazioni
complessive degli animali in esperimenti a lungo termine con animali ad alta produzione.
• Concentrati: un'altra pratica di mitigazione che è stata riscontrata per ridurre le emissioni
giornaliere di CH4 è l’aumento dell’inclusione di mangimi concentrati nella dieta in sostituzione
dei foraggi. L'implementazione di questa pratica, tuttavia, può essere limitata dalla disponibilità
di mangime, dal costo e dal rischio di disturbi della funzione ruminale.
• Inibitori di metano: tra gli additivi utilizzabili, gli inibitori del metano (3-NOP e
bromoclorometano) hanno avuto il maggiore effetto di riduzione del CH4 e non hanno avuto
alcun effetto su DMI (ingestione della sostanza secca), digeribilità delle fibre, produzione di
latte o ADG (accrescimento medio giornaliero). Il meccanismo d’azione del 3NOP è
piuttosto semplice: la molecola del 3-nitroossipropanolo, legandosi all’enzima che
catalizza l’ultima fase della produzione di metano, lo inattiva. Allo stesso tempo anche
la crescita di batteri metanogeni è inibita, senza alterare lo sviluppo degli altri gruppi
microbici presenti nel rumine.
• Nitrati: hanno la caratteristica di diminuire le emissioni di metano ma, sebbene efficace, la
strategia dei nitrati è stata criticata come non sicura per l'animale in quanto un potenziale
problema potrebbe essere l'aumento dell'escrezione di azoto nelle urine e, di conseguenza,
l'aumento delle emissioni di ammoniaca (NH3) e protossido di azoto (N2O) dal letame durante
lo stoccaggio o dopo l'applicazione sul suolo.
• Grassi alimentari: anche i lipidi alimentari e gli integratori lipidici sono ben noti per ridurre le
emissioni enteriche di CH4 e, insieme ai semi oleosi, sono una delle strategie di mitigazione
del metano. È necessario però prestare attenzione quando si somministrano grassi ai
ruminanti, ed in particolare acidi grassi polinsaturi (PUFA), poiché potrebbero avere un effetto
dannoso sulle fermentazioni ruminali e quindi portare alla depressione del grasso del latte.
Diversi studi hanno dimostrato che i semi oleosi hanno un effetto di diminuzione del CH4 simile
a quello degli oli, con forse il vantaggio che l'olio può essere rilasciato più lentamente nel
rumine, avendo così un effetto meno dannoso sull'ecosistema microbico. Anche alcuni co-
prodotti abitualmente somministrati alle vacche da latte, come farine di semi oleosi estrusi o
cereali distillati ad alto contenuto di olio, potrebbero ridurre le emissioni di CH4.
• Uso di alghe: la macroalga rossa Asparagopsis taxiformis ha un forte effetto di modulazione del
CH4 e i risultati ottenuti dagli studi effettuati sono incoraggianti; sono però necessarie ulteriori
ricerche, in particolare esperimenti a lungo termine per studiarne la fattibilità, l'efficacia a lungo
termine e gli effetti sulla produzione animale e sulla salute prima che questa pratica di
mitigazione possa essere raccomandata.
Un elemento che spesso manca nelle discussioni sulla riduzione del CH4 enterico è il costo delle
strategie utilizzabili che, la maggior parte delle volte, sono il fattore limitante del loro utilizzo. A
volte, sebbene il potenziale di mitigazione del prodotto sia ampio, il costo è talmente alto che
l’effetto raggiunto a un costo economico ragionevole è molto inferiore. Pertanto, risultano necessari
miglioramenti tecnologici o interventi governativi e di mercato (ad esempio crediti di
carbonio/mercato o tasse), altrimenti l'efficacia di queste strategie potrebbe non essere sufficiente
a garantirne l'adozione da parte delle industrie del bestiame.
Tratto da: “Symposium review: Effective nutritional strategies to mitigate enteric methane in dairy
cattle”. A. N. Hristov, A. Melgar, D. Wasson, and C. Arndt. Journal of Dairy Science Vol. 105 No.
10, 2022. https://doi.org/10.3168/jds.2021-21398
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