Il cambiamento climatico, descritto come il riscaldamento a lungo termine del nostro pianeta e causato
principalmente dalle attività dell'uomo sin dal periodo preindustriale, è tra le principali sfide su scala
globale. Una delle principali cause dell'aumento delle temperature sono i gas serra (GHG) in atmosfera.
In base al loro potenziale di riscaldamento globale, i principali gas responsabili dell'effetto serra sono il
metano, l'anidride carbonica, il vapore acqueo e il protossido di azoto. Il metano è circa 21 volte più
efficiente nell'intrappolare il calore nell'atmosfera rispetto alla CO2, mentre il protossido di azoto è 296
volte più efficiente, con persistenza nel atmosfera fino a 114 anni.
Il settore agro-zootecnico è responsabile di una quota rilevante di questi gas che rappresentano circa il
17% delle emissioni globali nel 2018. Oltre al rilascio di GHG nell'atmosfera, l'agricoltura contribuisce in
parte al peggioramento della qualità dell'aria principalmente attraverso la produzione di composti azotati
del letame, particolato e composti organici di diversa natura. Anche la produzione di carne ha un impatto
ambientale significativo in quanto colpisce diversi risorse naturali, tra cui terra e suolo, acqua, aria e
biodiversità. La crescita della popolazione e dell'economia ha portato tuttavia ad un aumento della
domanda di prodotti animali e alla conseguente espansione del settore zootecnico negli ultimi decenni.
Allo stesso tempo, nei paesi sviluppati, i consumatori iniziano fortunatamente a richiedere prodotti di
origine animale che siano rispettosi del benessere animale e dell'ambiente.
A livello globale, i bovini sono i maggiori contributori alle emissioni totali di gas serra del bestiame,
producendone circa il 65% (4,6 Gt CO2eq annui) del settore. Oltre alle emissioni dirette, i sistemi di
allevamento sono responsabili anche di quelle indirette derivanti dal cambiamento della destinazione del
suolo, dall'uso di fertilizzanti, dall'energia e dalle emissioni dei trasporti legate alle operazioni di
allevamento. Le maggiori fonti di gas a effetto serra derivanti dalla produzione di latte sono invece quelle
legate alla gestione del letame (CH4 e N2O), emissioni da produzione, trasformazione e trasporto di
mangimi (CO2 e N2O) e da fermentazioni enteriche (CH4). Sebbene le emissioni assolute del settore
lattiero-caseario siano aumentate negli ultimi decenni a causa della crescita della produzione in risposta
alla crescente domanda, l'allevamento lattiero-caseario sta diventando più efficiente, considerando che
le emissioni per unità di prodotto stanno diminuendo.
Le strategie per ridurre i gas a effetto serra includono diversi cambiamenti nelle pratiche di
alimentazione, allevamento e gestione, rivalutando positivamente il sistema intensivo.
Risulta necessario spostare i sistemi di produzione verso la neutralità del carbonio ed orientarsi verso
produzioni sostenibili e pratiche agricole resilienti, che sono anche tra gli obiettivi per raggiungere lo
scopo "fame zero" e per promuovere nuovi modelli di consumo e produzione. Allo stesso tempo, il
progresso verso l'uso sostenibile delle risorse naturali è fondamentale per proteggere la biodiversità e gli
ecosistemi.
Il rapporto tra la produzione di bestiame e il cambiamento climatico è duplice: il cambiamento climatico,
derivante dal riscaldamento globale, impatta negativamente sulla produzione zootecnica, con effetti
diretti sulla salute degli animali, sull'efficienza riproduttiva, sulle performance produttive e sul
comportamento, ma anche con effetti indiretti derivanti da cambiamenti nella qualità e nella quantità degli
alimenti, nella disponibilità di acqua, nelle alterazioni degli ecosistemi e nella distribuzione di agenti
patogeni e malattie trasmesse da vettori. Un aumento delle temperature influisce negativamente sulla
produzione di latte, soprattutto nelle vacche con maggiore produzione di latte ma anche sulla qualità del
latte, diminuendone il contenuto in caseina. I sistemi di produzione di bovini da latte devono adattarsi ai
cambiamenti climatici, ma, d'altra parte devono impegnarsi a contribuire agli obiettivi di riduzione dei gas
serra e minimizzare altri impatti ambientali negativi continuando a soddisfare le esigenze della società. Il
settore lattiero-caseario è un sistema estremamente complesso con numerose componenti che
interagiscono tra loro; di conseguenza, la determinazione delle migliori strategie per ridurre le emissioni
di gas serra dipenderà dalle condizioni locali e dagli obiettivi di ciascuna azienda agricola. Gli studi sulla
valutazione dell'impatto ambientale dei prodotti lattiero-caseari sono aumentati notevolmente nell'ultimo
decennio e sono stati esaminati da diversi autori. Questi studi vengono fatti utilizzando una particolare
analisi, l'LCA. Il Life Cycle Assessment è una metodologia analitica e sistematica che valuta l'impronta
ambientale di un prodotto o di un servizio, lungo il suo intero ciclo di vita. Il principale obiettivo di questo
studio è valutare il potenziale impatto ambientale del prodotto, confrontando diversi sistemi di gestione,
con l'obiettivo finale di integrare l'impatto ambientale degli allevamenti e la salute e il benessere degli
animali. Tale approccio offre le basi per la futura ricerca e sviluppo di mirate strategie di sostenibilità nel
settore, specifiche per l'area geografica studiata, con una concreta possibilità di applicazione sul campo.
Queste tipologie di studi rappresentano il primo passo verso l'integrazione dell'LCA con altri quadri per la
valutazione delle prestazioni dell'allevamento di bovini da latte, ovvero orientati a includere la salute e il
benessere degli animali, con l'obiettivo finale di valutare gli allevamenti sia dal punto di vista della
sostenibilità ambientale che della sostenibilità sociale.
Tratto da: “Control of Avian Coccidiosis: Future and Present Natural Alternatives. Rosa Estela Quiroz-
Castañeda and Edgar Dantán-González. Hindawi Publishing Corporation BioMed Research
International, Volume 20145, Article ID 430610, 11 pages http://dx.doi.org/10.1155/2015/430610”.
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